Nell’ultima edizione del “Daily Mail”, un confuso cronista attribuisce alla sigla FAI/FRI (Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale) e alle azioni compiute da gruppi e individui che vi aderiscono, una matrice italiana. Riferendosi alla rivendicazione pubblicata dal sito 325.nostate.net, riportata in calce nella sua traduzione diffusa da Culmine, i pennivendoli britannici, subito amplificati dai tristissimi media nostrani, fanno infatti riferimento alla FAI/FRI come “gruppo italiano”. “I terroristi italiani minacciano le olimpiadi di Londra”, titolano in cerca di audience agenzie di stampa e portali di notizie… Seguendo questo confuso e riduttivo ragionamento, sarebbero “terroristi italiani” anche i sabotatori di banche in Bolivia, Grecia o Cile, di veicoli delle forze dell’ordine in Messico o in Russia, di fabbriche di imbottigliamento della Coca Cola in Ecuador, e via dicendo. Probabilmente, pensare che un “gruppo italiano” (ma potrebbe essere tranquillamente sostituito da un “gruppo bulgaro”) sia l’autore di azioni e sabotaggi contro istituzioni, proprietà, infrastrutture e altri obbiettivi in giro per il globo, è in fondo più rassicurante rispetto all’idea che a coordinate molto diverse, il mondo capitalista sia costellato da focolai di rivolta, da individui e gruppi che agiscono con modalità molto diverse contro nemici comuni, a prescindere da sigle o acronimi.
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