Regno Unito e Italia – Un sabotaggio FAI/FRI e una certa confusione

Nell’ultima edizione del “Daily Mail”, un confuso cronista attribuisce alla sigla FAI/FRI (Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale) e alle azioni compiute da gruppi e individui che vi aderiscono, una matrice italiana. Riferendosi alla rivendicazione pubblicata dal sito 325.nostate.net, riportata in calce nella sua traduzione diffusa da Culmine, i pennivendoli britannici, subito amplificati dai tristissimi media nostrani, fanno infatti riferimento alla FAI/FRI come “gruppo italiano”. “I terroristi italiani minacciano le olimpiadi di Londra”, titolano in cerca di audience agenzie di stampa e portali di notizie… Seguendo questo confuso e riduttivo ragionamento, sarebbero “terroristi italiani” anche i sabotatori di banche in Bolivia, Grecia o Cile, di veicoli delle forze dell’ordine in Messico o in Russia, di fabbriche di imbottigliamento della Coca Cola in Ecuador, e via dicendo. Probabilmente, pensare che un “gruppo italiano” (ma potrebbe essere tranquillamente sostituito da un “gruppo bulgaro”) sia l’autore di azioni e sabotaggi contro istituzioni, proprietà, infrastrutture e altri obbiettivi in giro per il globo, è in fondo più rassicurante rispetto all’idea che a coordinate molto diverse, il mondo capitalista sia costellato da focolai di rivolta, da individui e gruppi che agiscono con modalità molto diverse contro nemici comuni, a prescindere da sigle o acronimi.


da waronsociety.noblogs.org | trad. Vesuvio Libertario

Lo scopo di un attacco di guerriglia è la diffusione della lotta nei diversi contesti e sfaccettature della vita. Finanza, tribunali, comunicazioni, strutture militari e infrastrutture di trasporto continueranno ad essere gli obiettivi della nuova generazione di guerriglia urbana a bassa intensità.
– Informal Anarchist Federation (FAI) / International Revolutionary Front

I mezzi per questo tipo di lotta sono sempre a portata di mano. La mattina del 22 maggio abbiamo colpito due punti della ferrovia di Bristol, sui lati esterni delle stazioni di Patchway (nord) e Parson Street (sud). Abbiamo sollevato le lastre di cemento che costeggiano i binari e bruciato i cavi di segnalazione sottostanti, prima dell’arrivo sulla linea delle carrozze. Abbiamo appositamente scelto questo posti in modo da colpire i dipendenti del Ministero della Difesa così come le aziende del settore militare Raytheon/ Thales/ HP/ QuinetiQ e altre, nel parco industriale vicino la stazione di Filton Abbey Wood, e il centro aziendale di Bristol, nei pressi della stazione di Temple Meads. Il servizio non è stato ripristinato fino a sera.
La potenziale diffusione generale di questo tipo di blocchi pone problemi significativi al flusso di merci e alla sicurezza dell’arrivo puntuale dello sfruttamento sul lavoro, preoccupazioni chiave del capitalismo transnazionale. Queste azioni sono un metodo sempreverde di disturbo del mito della ‘pace sociale’: da sabotaggi simili in Francia; furgoni portavalori distrutti a Creta; la distruzione nottetempo delle biglietterie automatiche in Australia; la resistenza allo sviluppo di autostrade che divorano in fretta paesaggi selvaggi (come la foresta Khimki in Russia) mentre dislocano animali e persone che ancora rifiutano l’assimilazione alla civilizzazione industriale (come dimostra il progetto TIPNIS in Bolivia, in una delle regioni del mondo a più alto grado di biodiversità); fino al simbolico sequestro e incendio del bus a Londra dello scorso agosto. Per non parlare dei nostri compagni della FAI/Fires on the Horizon, ad Atene, e FAI/Individuals Conspiring for the Destruction of the Existent, a Curicó, che provocano con le loro barricate… Ovunque i padroni ci vorranno affrettati nelle loro metropoli, come fossimo partite di carne umana in container alienanti su rotte predeterminate, in una corsa frenetica per la sopravvivenza, ci sono e continueranno ad esserci tutte le ragioni per intervenire con forza nel flusso regolare della quotidianità.
Nel Regno Unito del controllo a orologeria e della domesticazione, siamo alcuni degli ‘antipatrioti’ che considerano le Olimpiadi 2012, col loro conseguente spettacolo di benessere (quando qui in tantissimi lottano per sfamare se stessi e le loro famiglie), sviluppi dannosi e rafforzamento dello stato di polizia, francamente offensive. Ma nessuna associazione o movimento indice i nostri colpi, e non abbiamo remore ad usare la guerriglia per colpire l’immagine nazionale e, per quanto possiamo, paralizzare l’economia. Perché, molto semplicemente, non vogliamo turisti facoltosi – vogliamo la guerra civile.

L’anarchia è inevitabile
Riot 2012

– Informal Anarchist Federation (FAI) – May 22nd Group (*)

(* – “Perchè quando il nostro cuore batte, batte libertà, amore, e anarchia: l’anarchia non muore sulle labbra, prevale nelle mani attive.” – Mauricio ‘Mauri’ Morales.
Il 22 maggio 2009, l’anarchico cileno Mauricio Morales morì durante un’operazione di attacco alla scuola di Gendarmeria di Santiago.
Nella lotta per un’esistenza sensata, ‘libertà’ e ‘vita’ sono cose che vale la pena rischiare per poterle conquistare sul serio. Mauri ‘ha perso’ l’ultima… ma quell’istinto selvaggio non muore mai, la scommessa è ancora aperta, e oggi -Mauri- vedremo che l’anarchica vive!
A Billy Augustan e Reyhard ‘Eat’ Rumbayan, combattenti della FAI Indonesiana, in carcere per aver dato fuoco a una banca (e ai ricercati per lo stesso caso, mai dimenticare i nostri compagni in clandestinità) – voi non ci conoscete, ma noi siamo vostri co-cospiratori, e lo stesso vale per ogni individuo che attacca per la liberazione individuale, collettiva e della Terra. Restate forti e fieri.
Infine, dedichiamo queste parole ai cinque anarchici arrestati negli USA agli inizi di maggio, che, pianificando l’esplosione di un ponte nel Parco nazionale di Cuyahoga Valley in Cleveland, sono stati infiltrati da un agente del governo che ha venduto loro finti esplosivi.

FAI – May 22nd Group

 

http://www.informa-azione.info/londra_un_sabotaggio_faifri_e_una_certa_confusione

 

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