In sintesi, con il titolo di una canzone, per sua stessa “ammissione”, riprendendo le parole del buon Vecchioni, Caselli resta, 73 anni e non sentirli, ancora per altri due, poi la giustizia farà il suo corso e dirà finalmente basta. In modo anche un po’ ironico proviamo ad immaginarci cosa sia passato per la zucca del procuratore capo di Torino. Pronto da anni per la pensione alla scadenza del suo ennesimo mandato in toga, non riesce a fermarsi, chiede una ulteriore proroga al csm e la ottiene. Ci sembra di sentirlo, nelle sue missive a chiedere ancora un po’ di mandato, un po’ di giustizia, la sua missione. Per dio una vita passata dietro ai banchi a mandar gente dietro le sbarre e non averne ancora a sufficenza, non esser soddisfatto. Come direbbe nelle sue accademiche lezioni una” persona normale”, con una vita giusta, retta, ad un certo punto sentirebbe il bisogno di dedicarsi agli affetti, alla famiglia, al riposo, meritato e invece no. Il caso del dottor Caselli ormai è raro, il super uomo, colui che sa erigersi al di sopra della realtà, che la sa scindere, dividere, analizzare, colui che, nonostante l’età, per un bene superiore decide di continuare in quella che ormai possiamo definirla una missione. Lo sceriffo in questo caso supera se stesso e la sua immagine traslata, mediatica, trascina l’uomo reale, oltre.
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