Alberto Funaro, l’infermiere romano di 44 anni che finora non aveva detto a nessuno del processo (“Se mi assolvono, magari la direzione sanitaria non lo viene nemmeno a sapere”, si augurava), si è presentato ieri pomeriggio in questura accompagnato dal suo avvocato, Simonetta Crisci. Funaro deve scontare 10 anni di reclusione per aver partecipato agli incidenti di Genova durante il G8 del luglio 2001, e in serata ha varcato l’ingresso del carcere di Rebibbia. Decine di giovani aderenti all’area anarchica e antagonista si sono radunati davanti agli uffici di polizia scandendo slogan di solidarietà per l’arrestato.
In mattinata dal tribunale di Genova erano partiti gli ordini di carcerazione per quattro delle cinque persone condannate venerdì dalla Cassazione. La pena è nel frattempo sospesa per Ines Morasca, educatrice messinese che con il proprio compagno (Dario Ursino, grafico, un altro degli imputati: per lui un nuovo processo d’appello) ha avuto da poco una bambina. Nel futuro, la mamma dovrà comunque passare sei anni e mezzo in galera. Saranno invece eseguite nelle prossime ore le ordinanze nei confronti di Vincenzo Vecchi (12 anni e 6 mesi), Marina Cugnaschi (11 anni e 6 mesi) e Francesco Puglisi (14 anni).
Sembra che di Vecchi, muratore di origine bergamasca, non si sappia più nulla da qualche tempo. Venerdì sera il suo avvocato, Raffaella Multedo, ha comunicato la sentenza alla compagna dell’imputato, madre di una bambina di 5 anni. Per Laura Tartarini, legale di Puglisi, quella della Cassazione è stata “una pronuncia poco coraggiosa” e basata su un reato, quello di devastazione, che “risale ai tempi del fascismo e al Codice Rocco”. “Il G8 del 2001, con la sua folle gestione dell’ordine pubblico, continua a creare ingiustizia per una mancata assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e della politica all’indomani dei fatti”. Così denuncia Daniele Vicari, regista di “Diaz, non lavate questo sangue”, e tra i 30mila firmatari dell’appello “10×100”.
“Comminare pene dagli 8 ai 14 anni per fatti di strada e violenza contro le cose, a fronte di prescrizioni in merito a fatti di sangue compiuti dalle forze dell’ordine, ha il sapore di un evidente disequilibrio della giustizia”. È previsto in autunno il rinvio alla Corte d’appello di Genova per gli altri cinque imputati – Antonino Valguarnera, Carlo Arculeo e Carlo Cuccomarino (condannati in secondo grado a 8 anni di reclusione), Dario Ursino (7 anni) e Luca Finotti (10 anni e 9 mesi) – che restano in libertà in attesa del prossimo giudizio e che potranno godere delle attenuanti legate all’aver agito “in stato di suggestione della folla in tumulto”.