GENOVA – Sono irreperibili Francesco ‘Jimmy’ Puglisi e Vincenzo Vecchi, i due antagonisti che hanno avuto le condanne più alte (rispettivamente a 15 e 13 anni, con uno sconto tra 9 e 12 mesi) per le devastazioni al G8 di Genova del 2001.
Le forze di polizia incaricate di eseguire l’ordine di carcerazione emesso ieri dalla Procura generale di Genova dopo la sentenza della Cassazione non sono ancora riusciti a rintracciare i due. Puglisi, catanese di 38 anni, rappresentante del centro sociale autogestito Guernica-Fabrica, è conosciuto col soprannome di ‘Molotov’. È stato tra l’altro ripreso in alcune immagini mentre partecipa ai cortei sia con le tute bianche in maglietta bianca, sia con i Black Bloc, con indosso una felpa scura. Nel 2000 l’uomo era stato arrestato per detenzione di esplosivi (gli furono trovati in casa trenta candelotti di dinamite, quattro detonatori e settanta metri di miccia). Ieri il legale di Puglisi, Laura Tartarini, aveva definito quella della Cassazione «una pronuncia poco coraggiosa», «basata su un reato, quello di ‘devastazionè, che risale ai tempi del fascismo e al Codice Rocco». Oggi il legale non ha voluto commentare l’irrintracciabilità del suo assistito. L’altro irreperibile, Vecchi, è un anarchico quarantenne, originario di Calcinate (Bergamo), ma residente a Milano. Nel corso del processo aveva dichiarato di non riconoscere l’autorità del tribunale. Alcune immagini lo hanno mostrato durante l’assalto dei Black Bloc all’agenzia del Credito Italiano del capoluogo ligure. Insieme a Marina Cugnaschi, un’altra delle persone condannate per i fatti del G8 e arrestata ieri, Vecchi era stato arrestato a Milano nel 2006 in seguito a scontri tra militanti dei centri sociali e forze dell’ordine.
Se Puglisi e Vecchi continueranno a sottrarsi alle ricerche, le forze dell’ordine lo comunicheranno formalmente all’autorità giudiziaria. Quest’ultima, se riterrà esaurienti le ricerche svolte, li dichiarerà latitanti. L’ordine di carcerazione della procura era stato invece regolarmente eseguito ieri per due dei cinque condannati definitivi: Alberto Funaro (10 anni da scontare) e, appunto, Marina Cugnaschi (12 anni e 3 mesi). Per Ines Morasca, condannata a sei anni e sei mesi, è stata invece sospesa la carcerazione in quanto ha una figlia piccola. Gli altri cinque imputati del processo in Cassazione restano invece in libertà, in attesa di affrontare un nuovo giudizio d’appello, ma solo per la ‘riponderazionè dell’attenuante di «aver agito in suggestione della folla in tumulto». Intanto, nella notte a Roma, sono state danneggiate le vetrine di una filiale della banca Unicredit. L’atto è stato rivendicato dagli anarchici per chiedere la libertà di Alberto Funaro
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