Lettera di Alessio dal carcere di Torino sul processo in Grecia a suo carico – “A testa bassa”

A TESTA BASSA.

Il 6 dicembre del 2008, nel quartiere di Exarchia ad Atene, uno sbirro infame assassinò Alexis Grigoropoulos. A seguito di quella infamia in tutta la Grecia ci furono assalti alle strutture e agli uomini che detengono il potere. Scontri di piazza, bancomat divelti, banche incendiate e questure assaltate.

Esattamente ad un anno dal suo assassinio, il 6 dicembre 2009, a pochi passi dal luogo dove fu ucciso, un corteo spontaneo veniva caricato ripetutamente dai reparti motorizzati antisommossa, i delta corps, finanziati dall’unione europea e addestrati da istruttori italiani. Quella sera la carica degli sbirri in motocicletta penetrò a fondo nel corteo riuscendo a disperdere la maggior parte dei compagni che ripiegò nel politecnico occupato, poco distante. Chi non riuscì a rientrare nel politecnico finì accerchiato nelle cariche e nei rastrellamenti dei delta. Nonostante sia stato arrestato quel giorno assieme ad altri 4 compagni italiani e a una decina tra compagni greci e ragazzi albanesi (tra cui 2 minorenni), mi sono divertito un mondo. Purtroppo non capita tutti i giorni di sbalzare sbirri dalle moto e aiutarli ad atterrare sul muso. Per quei fatti la corte di primo grado ci ha comminato condanne tra i 5 e i 6 anni di carcerazione. Il 28 giugno si terrà il processo d’appello che certamente vedrà comminarci condanne analoghe. Una storia di ordinaria repressione che va ad aggiungersi a tante altre che negli anni hanno colpito e continuano a colpire i compagni un po’ ovunque nel mondo. Come non pensare qui in Italia alle maxi operazioni mediatiche dei r.o.s., ultima in ordine cronologico l’inchiesta “ardire” , alle condanne per gli scontri di piazza a Roma il 15 ottobre, passando per le condanne che il 13 luglio potrebbero diventare definitive per il G8 di Genova nel 2001 o al processo per gli scontri in Valsusa della scorsa estate che inizierà a breve? La commedia statale è sempre la stessa. Le elevate condanne servono, negli intenti della magistratura, da monito ,in parte per punire il nemico interno che si ostina a turbare la pace sociale dei ricchi, in parte per scoraggiare gli indecisi, i meno consapevoli che l’ordine statale può essere spazzato via. Terrorizzare per continuare a governare non è solo un paradigma di macchiavellica memoria ma il modus operandi del potere. E quanto più terrore verrà sparso, quanta più insicurezza verrà instillata nel nostro quotidiano tanto più a lungo questo stato di cose perdurerà. (scusate l’italiano forbito sto leggendo molto al gabbio). Ma chi ha paura di chi? Chi difende la proprietà padronale conosce bene il potenziale insito nell’intensificarsi del conflitto sociale. Scontrarsi con le truppe statali ,praticare il sabotaggio dei flussi commerciali ed energetici che mantengono questa società, agire direttamente contro gli uomini e le strutture del potere sono pratiche che da sempre fanno parte del bagaglio teorico e pratico degli sfruttati in ogni dove. E come spesso diciamo se queste pratiche dovessero generalizzarsi difficilmente potrebbero essere riassorbite. Nel frattempo però è di basilare importanza che le pratiche di azione diretta aumentino in quantità, qualità ed intensità. Questo è il minimo che possiamo fare per i nostri compagni sequestrati, per ora, nelle gabbie di stato. E’ superfluo dire che per quanti anni di carcere possano affibbiarci, per quanti di noi potranno arrestare, continueremo a chinare la testa solo per prenderli a craniate. Approfitto di queste righe per mandare la mia solidarietà e la mia complicità a tutti i compagni perquisiti, indagati e incarcerati in questa ennesima ondata repressiva. Teniamo duro e battiamoci per il conflitto sociale permanente, per l’insurrezione, per l’anarchia.

Alessio

Per scrivergli:

Alessio Del Sordo – C.C. via Pianezza 300 – 10151 Torino

 

http://www.informa-azione.info/lettera_di_alessio_dal_carcere_di_torino_sul_processo_in_grecia_a_suo_carico_quota_testa_bassaquot

 

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