I nuovi ribelli di piazza che spaventano l’intelligence

–estratto dalla Stampa

 

Gli 007: la situazione sociale ed economica può creare conflitti
GUIDO RUOTOLO
roma

Uno scenario allarmante, quello tratteggiato alla Camera dal direttore dell’Aisi, l’intelligence interna, Giorgio Piccirillo.

Gli anarchici della Fai, quelli dell’agguato genovese all’ingegnere Roberto Adinolfi, ad di «Ansaldo Nucleare», sono pronti a colpire di nuovo, le Br potrebbero tornare a reclutare, la «piazza» potrebbe dar vita a forme di ribellismo violento. E tutto questo lo dice nel giorno in cui da Palermo il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, non esclude un ritorno allo stragismo mentre ricorda Falcone e piange la morte della giovane Melissa, vittima dell’esplosione della bomba davanti la scuola di Brindisi. E sempre mentre il procuratore distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, non esclude neppure la matrice mafiosa dietro la strage terroristica di sabato scorso.

Terrorismo anarchico, violenza di piazza, stragismo, terrorismo mafioso: un mix da fare accapponare la pelle. Naturalmente non si può mettere tutto in un unico calderone, non c’è un’unica trama che tutto tiene ma le diverse tessere di questo oscuro mosaico mettono in fibrillazione gli apparati dello Stato.

È vero che la prima valutazione sul documento di rivendicazione dell’agguato genovese è stata che la Fai sarebbe tornata a colpire, avendo indicato i successivi obiettivi nello stesso documento, ma il fatto che il direttore dell’Aisi Piccirillo lo abbia detto solennemente a Montecitorio conferma che l’intelligence teme che il pericolo sia imminente.

Non ci sono novità rispetto a quell’analisi a ridosso dell’agguato. Le indagini vanno avanti, qualche idea sul nucleo «Olga» della Fai gli investigatori se la sono fatta (i terroristi si muoverebbero tra Genova e Torino). Ma dopo una prima fase di inabissamento, per via delle indagini delle forze di polizia, gli anarcoinsurrezionalisti torneranno a colpire. E gli obiettivi, sostengono i nostri servizi, sono già ben individuati: nella logica della solidarietà internazionale ci sono i simboli della Grecia e poi la campagna di primavera contro Finmeccanica.

Ma dice di più, il direttore dell’intelligence interna, quando si preoccupa di indicare un ventaglio (esteso) di possibili obiettivi: «L’aggressione ideologica anarchica resta finalizzata anche a forze dell’ordine, apparato giudiziario, strutture di sfruttamento delle risorse energetiche, banche e uffici di esazione (come Equitalia, ndr)».

Ma questa estensione dei possibili bersagli potrebbe anche indicare una difficoltà dell’intelligence nell’avere la situazione sotto controllo. Forse perché si ha la percezione che quel mondo anarcoinsurrezionalista che ha deciso di «passare all’azione» sarebbe più diffuso di quanto si sia finora immaginato? Ma quanti sono i diversi nuclei strutturati che potrebbero entrare in azione?

Ecco perché l’allarme è massimo. Gli anarcoinsurrezionalisti possono tornare a colpire in tempi brevi. L’Aisi segnala le novità emerse in questo mondo. La prima è che una sua parte si è data una forma di organizzazione.

Il «nucleo Olga» della Fai che ha condotto l’operazione Adinolfi si è dato una struttura organizzativa per poter procedere prima al furto della moto, poi al pedinamento del bersaglio, quindi all’agguato, alla fuga e alla rivendicazione.

Quanti sono i suoi membri, naturalmente non viene detto. Si può però ipotizzare che si tratti di una cellula di poche unita di persone. La seconda novità è che siamo in presenza di «un’area grigia», di un gruppo di emuli, nipotini dell’eversione brigatista e dell’anarcoinsurrezionalismo che sono diventati un unico potenziale soggetto eversivo.

Ma quello che preoccupa di più nell’analisi del direttore dell’Aisi è la valutazione della «piazza». Ed è un campanello d’allarme per lo stesso governo Monti perché, dice in sostanza Piccirillo, più la crisi economica fa le sue vittime, più cresce il disagio sociale con il rischio di strumentalizzazione e di forme di violenza di piazza.

La tregua è finita, avverte l’ex Sisde. Tra meno di una settimana, il 28 maggio, torna in piazza il movimento dei «Forconi», gli autotrasportatori siciliani. Un magma incandescente dentro al quale potrebbero inserirsi fasce di estremismo e antagonismo politico e sociale. E coltivare pericolose suggestioni di proselitismo gli ultimi reduci di una stagione brigatista che fu.

Crisi economica, crollo delle Borse, attacchi terroristici: davvero la preoccupazione è grande. E bisogna saper tenere i nervi saldi. Allarma, questo clima. Il direttore dell’Aisi non ha voluto nascondere nulla, delineando lo stato dell’arte del terrorismo anarchico, di quello brigatista e della violenza di piazza.

La suggestione di un clima che riporta indietro a 20 anni fa, proprio oggi che è l’anniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone, è forte. Troppi nemici puntano in contemporanea la loro arma contro questo Paese.

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/455438/

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