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L’operazione CHAOS era il nome in codice di un piano della CIA elaborato alla fine degli anni ’60 dal generale americano William Westmoreland sotto l’amministrazione Johnson. E’ stata una tipica operazione False flag. Base di quest’operazione era, come dice il nome, creare il caos, in modo che l’opinione pubblica ne chiedesse al governo la repressione. L’operazione raggiunse il suo momento culminante nel 1968 e 1969, addirittura ci sono tesi operò nel concerto di Woodstock per usare come cavie i giovani che erano venuti a questo concerto, per il progetto MK ULTRA, diffondendo stupefacenti .
Quest’operazione ha consistito nell’infiltrazione in ambienti rivoluzionari tendente allo scopo di egemonizzarli e strumentalizzarli onde provocare atti estremi di violenza e quindi diminuire il consenso popolare verso le organizzazioni comuniste, anarchiche, antimperialiste
Il 13 giugno del 1994, il brigatiere Giuseppe Incorvaia, padre di Salvatore, andò a trovare il figlio anche lui carabiniere di Vimercate alla casa. Aveva 24 anni, sposato e con un figlio di appena venti mesi. Era inquieto e dopo tante insistenze Salvatore gli disse :”Papà, ormai sei fuori dall’ Arma… E’ meglio che tu non sappia”. Aggiunse poi che si trattava di una storia in cui entravano pezzi grossi al di sopra di ogni sospetto e che di mezzo c’era un maresciallo. La storia non finì lì purtroppo.
La mattina del 15 giugno gli chiese di accompagnarlo dal comandante della compagnia, a Monza. Era a lui che diceva di voler raccontare tutto. Voleva lasciare Vimercate ed essere trasferito a Genova. Il comandante non si fece trovare. E Salvatore, probabilmente, firmò così la sua condanna che venne eseguita quella notte stessa.
Fu ritrovato sul ciglio di una strada, con un colpo alla tempia esploso dalla sua pistola di ordinanza. Suicidio. Ma alquanto strano perché l’auto presentava il vetro dello sportello frantumato e che non poteva essere dovuto dalla sua pistola perché il proiettile correva in direzione opposta. Due suoi colleghi, Salvatore Corbo e Sebastiano D’Immé, dopo qualche tempo avrebbero raggiunto il padre e gli rivelarono che non era un suicidio, ma un omicidio vero e proprio. Ma non poterono essere di grande aiuto perché qualche tempo dopo entrambi morirono in circostanze strane.
Secondo il padre, per sapere la verità sulla morte del figlio, bisognerebbe andare a spulciare le carte dei ROS.
Un esponente della malavita, Biagio Rotondo, detto «Il Rosso» racconta al pm Salomone che nel 1991 due carabinieri del Ros lo avvicinarono in carcere e gli proposero di diventare un confidente nel campo della droga. In realtà, secondo l’accusa, questi confidenti venivano utilizzati come agenti provocatori, come spacciatori, come tramiti con le organizzazioni dei trafficanti. «Il Ros – scrivono i giudici nel rinvio a giudizio – instaura contatti diretti e indiretti con rappresentanti di organizzazioni sudamericane e mediorientali dedite al traffico di stupefacenti senza procedere né alla loro identificazione né alla loro denuncia, ordina quantitativi di stupefacente da inviare in Italia con mercantili o per via aerea, versando il corrispettivo con modalità non documentate e utilizzando anche denaro ricavato dalla vendita in Italia dello stupefacente importato. Denaro di cui viene omesso il sequestro».
Il pentito Biagio Rotondo venne arrestato dagli stessi ROS che ebbe denunciato e nel 2007, nel carcere di Lucca, fu ritrovato morto suicidato.
Nel 2008 in Umbria ci fu una vasta operazione denominata Bruswood e portò all’arresto di cinque ragazzi anarchici per terrorismo. Si inventarono pure la sigla: COOP-FAI, e sta per l’acronimo Contro ogni ordine pubblico-Federazione Anarchica Informale.
In Umbria c’è una grossa infiltrazione della ‘ndrangheta e massoneria (che delle volte coincidono) e il riciclaggio avviene principalmente tramite il cemento. A Spoleto c’era un grande fermento contro l’eco mostro che stavano costruendo. Grazie a questa operazione si riuscì a ristabilire la “normalità”.
Sempre in Umbria e sempre nel 2008, un’altra operazione riuscì a far emergere gli affari della ‘ndrangheta e colletti bianchi ma non si sa più niente. Inchieste che non sia che fine abbiano fatto.
La ‘ndrangheta in realtà non è stata smantellata ma si è rafforzata ancora di più. Sempre nel 2008 e sempre a Perugia stroncarono la celebre Banda degli ex Pentiti dove tra l’altro c’erano collusi personaggi che ritroviamo nell’Inchiesta Premium, inchiesta che portò alla morte di Niki Aprile Gatti perché finì nella trappola del carcere di Sollicciano. In questo caso si appura che il capo Salvatore Menzo, nonostante i gravi capi d’accusa tra cui omicidi, è ancora agli arresti domiciliari.
Ebbene in tutte queste storie c’erano i ROS capitanati da Giampaolo Ganzer, condannato lunedi 12 luglio 2010, a 14 anni di carcere per traffico di droga. Secondo il tribunale di Milano, il generale Ganzer e 13 altri alti ufficiali dei Carabinieri, hanno organizzato un vasto traffico per il loro arricchimento personale.
Sono recentemente uscite fuori le motivazioni e si parla esplicitamente di una mente pericolosissima e di commettere anche gravissimi reati per raggiungere gli obiettivi ai quali è spinto dalla sua smisurata ambizione. Riuscì a progettare operazioni farsa arrestando i pesci piccoli e dando forza a quelli grandi, di alto livello. In pratica erano operazioni che accrescevano la sua fama, oltre al denaro, e nello stesso tempo rafforzava i pezzi grossi.
Resta con la prescrizione una zona d’ombra anche per un carico arrivato dal Libano di 4 bazooka,119 kalasnikov, 2 lanciamissili in quel caldissimo 1993 italiano e che secondo l’originario capo d’accusa i Ros avrebbero venduto alla cosca dei Macrì-Colautti. Insomma non esitava neanche a fare probabili affari con la ‘ndragheta. E allora mi chiedo fino a che punto servissero effettivamente certe operazioni contro la criminalità organizzata.
Ganzer ovviamente aveva tanti complici, anche pezzi della Magistratura. E forse non solo visto i contatti con i servizi segreti. Inevitabili per il lavoro, certamente. Ma quando si scopre che Maniero, il boss della mala del Brenta, risultava nel suo libro paga e che a sua volta aveva contatti con i servizi, beh la logica fa pensare che l’appoggio potrebbe essergli venuto dall’alto per fare questi illeciti gravissimi.
Nonostante questo capo d’amputazione, Ganzer rimane al suo posto e sta gestendo anche inchieste importanti come i fondi neri a Finmeccanica, i ricatti a Marrazzo, la P3, l’asse calabro-lombarda delle ‘ndrine e gli affari della Camorra. Da notare che anche nell’inchiesta sull’asse calabro-lombarda c’è di mezzo uno stano suicidio, quello del dirigente dell’ospedale San Paolo di Milano.
Non dovrebbe starne fuori?
E a questo punto, Ganzer gestiva anche l’Inchiesta Premium visto che opera anche a Firenze? Sarebbe interessante scoprirlo.