Venerdì 3 Luglio, durante la giornata, apprendiamo dell’arresto di due compagni italiani, da parte dell’unità speciale “anti-terrorismo” dei carabinieri: i ROS (Raggruppamento Operativo Speciale). Lo Stato e ai suoi cani mediatici hanno orchestrato questa storia e pianificato vaste operazioni di polizia, procedendo a una quarantina di perquisizioni nell’ambito di una supposta “manovra anarco-insurrezionalista” in differenti regioni italiane (Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana e Abruzzo). I ROS hanno visitato in particolare le case dei compagni già perquisiti nel febbraio di quest’anno.
I due compagni, Alessandro Settepani e Sergio Maria Stefani, sono stati arrestati venerdì 3 luglio nelle loro abitazioni. Sarebbero accusati di aver tentato il sabotaggio della linea dei treni Orte-Ancona, nella notte tra il 27 e il 28 marzo 2008, occasione nella quale i due compagni furono fermati nei pressi di Orte, su un mezzo apparentemente rubato. Secondo la stampa, gli uncini sarebbero stati fabbricati secondo gli schemi indicati dal manuale “clandestino” intitolato “Ad ognuno il suo. 1000 modi per sabotare questo mondo”. Essi sono inoltre accusati di “partecipazione a un’associazione sovversiva d’ispirazione anarco-insurrezionalista che ha come obiettivo la realizzazione di azioni criminali a finalità terroristiche e il sovvertimento dell’ordine democratico” Un’accusa già formulata dallo Stato italiano al tempo dell’ ”operazione Cervantes”, tra il 2003 e il giugno 2004, che aveva portato a una centinaia di perquisizioni su tutto il territorio italiano, 36 indagati e quattro arrestati, tra cui Sergio Stefani, che sarà rilasciato e liberato nel 2006.
Sergio era già stato accusato di furto aggravato nel 2006, e condannato a due anni e otto mesi di prigione per aver piazzato un ordigno esplosivo (non esploso) davanti una macelleria di Arezzo, in Toscana. La polizia lo aveva ugualmente arrestato a bordo della sua macchina e trovato in possesso di libri anarchici insurrezionalisti sulla fabbricazione di ordigni incendiari ed esplosivi.
Questa operazione, battezzata “Shadow” dai carabinieri, ha come obiettivo quello di stabilire dei legami tra differenti persone già indagate nell’ ottobre del 2007 ( di cui il processo è attualmente è in fase di appello alla corte di Terni ) e dei gruppi di affinità della stessa Regione. Secondo i carabinieri gli anarchici avrebbero inserito questa associazione in una più vasta “campagna rivoluzionaria” legata a dei gruppi simili che operano in Spagna e in Grecia.
Il metodo non è nuovo. Se in Francia ci sembra di scoprire questo genere di campagna repressiva , con l’apparizione tutto sommato recente della nozione di “movimento anarco-autonomo”, e le recenti persecuzioni intraprese dallo Stato francese, i compagni italiani fanno fronte a questo tipo di accusa già da diversi anni (“banda armata”, “associazione sovversiva”, “organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalista”). Lo si constata con differenti casi che la giustizia francese ha trattatto nell’ ambito dell’ anti-terrorismo: un tentativo di incendio di un veicolo della polizia davanti il commissariato di Clignancourt nel maggio del 2007, il trasporto di alcune piante di una carcere minorile e degli opuscoli sulla fabbricazione di ordigni incendiari, il trasporto di materiale “potenzialmente esplosivo”, dei fumogeni artigianali, nel gennaio del 2008, dei sabotaggi di cavi sulle linee ferroviarie nel novembre del 2008 e la fabbricazione di ordigni esplosivi nel maggio di quest’ anno a Chambéry. Sembra che gli Stati cerchino di coordinare le loro strategie repressive a livello europeo, fabbricando delle categorie simili, che permettono di infliggere delle pene molto pesanti e di mobilitare tutta una serie di strumenti di controllo ( controlli giudiziari, carcere preventivo, controlli prolungati , interrogatori, perquisizioni, pedinamenti, intercettazioni telefoniche, microspie audio/video nelle macchine, nelle case, negli squat etc…).
Al di là delle categorie create dal nemico, che risponde solo ai propri criteri ( gerarchia, capo/i , organizzazione centralizzata, terrore, “ lotta armata “…) e che mira a separare i buoni dai cattivi, i “libertari pacifici “ dai “ terroristi anarchici “, i “colpevoli “ dagli “ innocenti “ , non spetta che a noi, al di là delle frontiere, manifestare una solidarietà agendo contro lo Stato e contro tutto quello che contribuisce a renderci schiavi. Come dicevano degli anarchici del Salento un po’ di tempo fa : “ Noi mandiamo la nostra solidarietà a questi ribelli, che si trovano sulla cattiva strada, e non possiamo che considerarli come compagni, perché è su questa cattiva strada che anche noi ci troviamo. E anche se non abbiamo ancora avuto l’ occasione di incontrarci, sappiamo che andiamo nella stessa direzione. Anche verso la stessa destinazione “.
La loro giustizia è sempre la stessa, le loro prigioni sono sempre le stesse. Che le nostre rivolte si uniscano a quelle dei nostri compagni anarchici italiani e d’ altrove, che esse distruggano questo mondo di dominazione e di sfruttamento.
Alcuni anarchici,
sabato 4 luglio 2009.
[Volantino traduce del francese, trovato su www.non-fides.fr ]