In sintesi, con il titolo di una canzone, per sua stessa “ammissione”, riprendendo le parole del buon Vecchioni, Caselli resta, 73 anni e non sentirli, ancora per altri due, poi la giustizia farà il suo corso e dirà finalmente basta. In modo anche un po’ ironico proviamo ad immaginarci cosa sia passato per la zucca del procuratore capo di Torino. Pronto da anni per la pensione alla scadenza del suo ennesimo mandato in toga, non riesce a fermarsi, chiede una ulteriore proroga al csm e la ottiene. Ci sembra di sentirlo, nelle sue missive a chiedere ancora un po’ di mandato, un po’ di giustizia, la sua missione. Per dio una vita passata dietro ai banchi a mandar gente dietro le sbarre e non averne ancora a sufficenza, non esser soddisfatto. Come direbbe nelle sue accademiche lezioni una” persona normale”, con una vita giusta, retta, ad un certo punto sentirebbe il bisogno di dedicarsi agli affetti, alla famiglia, al riposo, meritato e invece no. Il caso del dottor Caselli ormai è raro, il super uomo, colui che sa erigersi al di sopra della realtà, che la sa scindere, dividere, analizzare, colui che, nonostante l’età, per un bene superiore decide di continuare in quella che ormai possiamo definirla una missione. Lo sceriffo in questo caso supera se stesso e la sua immagine traslata, mediatica, trascina l’uomo reale, oltre.
Non ci si capisce più nulla, quello che appare è, un uomo in preda al delirio, da solo al comando di una nave che affonda, anziano, unico a bordo a credere ancora nei suoi vecchi fantasmi, alla ricerca della vittoria, contro un nemico che mai ha incontrato. Lui come molti altri nel nostro paese evidentemente pensano ancora sia possibile salvare la baracca, salvare un sistema casta che fa acqua da tutte le parti, ognuno in sella alla sua poltrona a cercare di ridare ossigeno a un malato ormai terminale, Napolitano e i suoi 87 anni, Scalfari con i suoi 88, Caselli 73, Monti 69. Così la procura di Torino proseguirà imperterrita nel suo lavoro a fianco del partito democratico in difesa della tav, dei poteri forti, della corruzzione e del malaffare “a sinistra”. Davvero però nel caso del procuratore non riusciamo a capire cosa sia prevalso nella sua scelta di vita, la missione politica, il narcisismo o la semplice abitudine a vivere e giudicare la vita degli altri, incapace di viverne una propria in modo appagante e degno. Nonostante scricchioli la maxi operazione contro il movimento no tav (tra tribunali del riesame e ricorsi in corte di cassazione ormai gli imputati sono ritornati quasi tutti a casi nel giro di pochi mesi, grazie ovviamente alla “solidità” delle prove) dal palagiustizia la linea rimane la medesima, contro i movimenti, contro chi combatte la casta, pronti a chiudere anche due occhi e a ritirare le manette come nel caso dell’operazione minotauro che sfiorava i vertici istituzionali piemontesi. Appresa la notiziona di inizio estate nel frattempo ci prepariamo a ripartire con le campagne di lotta estive convinti che variabili come queste continueranno a farci ridere.
da lareppublica.it
L’attuale numero, il cui mandato di 4 anni si conclude a settembre, ha presentato domanda al Csm per una proroga di 24 mesi: “Amo troppo questo lavoro”
di MEO PONTE
Giancarlo Caselli resta alla guida della Procura della Repubblica di Torino. Nei giorni scorsi ha infatti presentato domanda al Csm per una proroga di due anni al suo mandato. Il 15 settembre si sarebbero conclusi i quattro anni previsti dall’ordinamento per i posti direttivi in magistratura. Caselli, che ha 73 anni, non ha potuto chiedere il rinnovo per altri quattro anni ma solo per due in quanto a 75 anni per i magistrati scatta l’obbligo del pensionamento.
La decisione di chiedere una proroga del mandato Caselli l’ha presa dopo una faticosa riflessione, combattuto tra la passione per il lavoro da magistrato e il desiderio di dedicarsi finalmente alla famiglia. “Alla fine ha prevalso l’amore per il mio lavoro ” spiega. La sua decisione mette fine anche al vortice di illazioni sui suoi possibili successori al vertice della Procura torinese. Illazioni secondo le quali i “papabili” tra coloro che potevano aspirare al posto di Caselli erano almeno tre: il magistrato milanese Armando Spataro, l’attuale vicario e procuratore aggiunto Sandro Ausiello e il procuratore capo di Novara Francesco Saluzzo. Il cambio al vertice della Procura è quindi rinviato di due anni.