da ienaridensnexus.
Articolo di Gaetano B. , in riferimento al comunicato della FAI
La dissociazione
Il termine greco di assemblea è Ἐκκλησία (ecclesia)
Il disabile è il modello attuale di cittadinanza
Mentre disoccupati e precari quotidianamente si suicidano soli e annichiliti dal potere, la FAItaliana
teme la repressione dello stato.
Mentre i migranti vengono seviziati e imbottiti di psicofarmaci nei lager democratici, la FAI prevede e scongiura la criminalizzazione del proprio movimento anarchico.
Mentre diversi compagni anarchici sono sotto processo o sono stati da poco assolti o da poco scarcerati -come Madda- o sono stati poco tempo fa perquisiti e alcuni pesantemente incriminati, non è mai arrivata una parola di solidarietà da parte della Federazione Anarchica Italiana verso questi anarchici realmente perseguitati per ciò che pensano scrivono e fanno.
Per la FAI questi compagni sono gli “imbecilli”
Ribelli che contribuiscono a mettere a “rischio” la quiete delle sedi concesse dai comuni o affittate.
Mentre nelle galere i prigionieri sottoposti a tortura vengono suicidati e nelle camere di sicurezza la violenza degli aguzzini uccide donne e uomini, la FAI lamenta la potenziale persecuzione del movimento anarchico.
Mentre ad oggi non una sede FAI è stata perquisita.
Quanta paura!
Reazione? Ben venga. Gli anarchici non la temono, troppo l’hanno affrontata.
Bruno Filippi
Cresce lo scontento dei piccolo borghesi vessati dalle tasse.
Aumenta la stretta feroce sui consumatori declassati, votati al peggio, largamente complici.
Lo Stato reprime. I media servono. Il capro espiatorio certo. Tutto già visto.
I manager arricchiscono come non mai. I politici rubano. I finanzieri speculano la vita.
I banchieri strozzano.
Quale metodo migliore per gli organizzatori quello di organizzarsi invece di strillare ai cattivi violenti? Dato che nelle lotte sociali la FAI c’è, ci spera e vi anela, nessuno le impedisce di parteciparvi e produrre risposte incisive.
Neanche lo Stato ad oggi lo impedisce.
Il problema delle lotte sociali che la FAI pratica dal dopoguerra è quello di chiedersi:
Cosa hanno prodotto?
Quanto riescono a cambiare del reale imposto?
Quanto popolo riescono a coinvolgere?
Quanto la propaganda anti-partitica e libertaria è efficace oggi con l’astensionismo al 40% ?
L’autocritica è ben più costruttiva dell’incolpare chi mai si riconoscerà nelle proprie pratiche.
Non è eticamente onesto scaricare i propri limiti su chi segue vie altre.
Esiste un tabù che la FAI teme al pari dello Stato. Teme tale tabù al punto da non volerlo riconoscerlo e dal non nominarlo mai, ma anzi, lo mistifica continuamente.
L’ Individualismo. Componente che nella storia dell’anarchismo ha lasciato un segno indelebile.
Per molti l’individualismo esistenziale e politico è una forma efficace per opporsi al potere politico-economico. Non si può che partire da se stessi. Dalla necessità della ricerca del proprio benessere della bellezza e della gioia: per far fronte all’orrore dello stato e dei suoi carnefici politici mediatici culturali e in divisa.
Non si può che partire da se. Lo si è acquisito da se. E con gli affini si può attaccare lo scempio della natura l’aborto delle coscienze il massacro delle relazioni sociali i conformismi.
La strage dei più deboli si contrasta agendo da se e per se e non facendo finta di aspettare chi alla catena che porta al collo ha fatto il callo.
Si tratta di vivere la sola vita a disposizione e di viverla piena e bella a modo proprio.
Cercando di calpestare la testa dei re.
A modo mio!
Improponibile fingere ancora di appellarsi agli sfruttati sindacalizzati e agli oppressi che per sopravvivere venderebbero l’anima.
Il popolo cui la FAI anela è in perenne “Fuga dalla libertà”
Pienamente partecipe del proprio sfruttamento
Pienamente complice dello Stato. Lavora per lo Stato. Produce guerra.
Come gli operai che hanno solidarizzato per il piccolo boia ferito.
Chi crede nel popolo si adoperi pure per conseguirne il consenso. Quel popolo che ha svenduto le proprie pensioni alle banche con fondi gestiti insieme da sindacati e padroni. Buon lavoro!
C’è chi ricerca nobili fini con mezzi appropriati
C’è chi ricerca il tempo perduto
C’è chi trova la gioia nell’attimo che schizza colori
A squarciare il reale non saranno le ennesime modeste salite in cattedra. La platea è la solita.
Non c’è riforma che tenga contro l’urgenza di distruzione del turbo-capitalismo.
Proponga l’anarchismo DOC la FAI: per far presa in questa epoca, l’ideale sarebbe una squadra in serie a o una rete mediaset. Forse le fila si infoltirebbero.
Gli individualisti non vogliono ergersi a guida di nessun gregge.
L’individualista non cerca il consenso del popolo.
Non sono avanguardia di nessuno e se lo fossi non lo sarà che di se stesso.
Per gli individualisti ogni istanza di rappresentatività va sabotata.
La FAI continua a mistificare l’individualismo come avanguardismo o addirittura come partitismo.
Semmai è la FAI a somigliare a un partito con le sedi, il giornale, una struttura storico politica cui aderire, le assemblee, leader ufficiosi ecc.
Una microburocrazia la cui vocazione è quella di inquadrare le lotte e occuparsi della propria sopravvivenza.
Pare che per entrare a farvi parte occorra aspettare circa un anno.
Nell’ultimo comunicato della FAI scrivono: “sulla necessità morale e politica di costruire strade che tutti possano e vogliano percorrere”
Il problema che pare insormontabile e che la FAI finge di non vedere è che manca il popolo.
Aspetta “Tutti” la FAI
Quei “tutti” che non ci furono non ci sono non ci saranno.
Quei tutti che mai vorranno la rivoluzione sociale di un partito senza popolo.