Marco Rossi – Arditi, non gendarmi! (libro)

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Introduzione

Per lungo tempo, nel dibattito storiografico e politico, le forme di resistenza e di autodifesa armate al nascente fascismo che hanno avuto luogo nel nostro paese (ma non solo) negli anni ’20, sono state da molti considerate poco più di una parentesi, un insieme di episodi marginali nella lettura complessiva e generale del periodo. Un atteggiamento che, nel caso degli «Arditi del Popolo», la principale formazione che rispose in armi alle squadre di Mussolini, si è spesso mescolato anche a un elemento di diffidenza verso tale organizzazione, motivato dall’eclettismo delle figure che l’hanno fondata e diretta e delle correnti politiche e culturali che l’hanno animata. L’opera di Marco Rossi, di cui oggi Bfs Edizioni offre una versione aggiornata e ampliata, è un pregevole lavoro di ricerca sull’organizzazione di Argo Secondari, che ha avuto – come sottolinea Eros Francescangeli nella sua prefazione – il merito di essere uno dei principali elementi che hanno contribuito al rilancio del dibattito sul combattentismo antifascista degli anni ’20 . Arditi, non gendarmi! ha anche concorso al rinnovato interesse verso tale fenomeno, sia in riferimento a specifici episodi e avvenimenti in cui esso si è manifestato con particolare vigore, sia nell’analisi più ampia delle differenti risposte di «antifascismo di strada» che si ebbero nei diversi paesi europei travolti dalla «peste bruna» – si veda al riguardo il recente Bastardi senza storia di Valerio Gentili (Castelvecchi, 2011). Nella sua opera, Rossi ripercorre, con rigore storiografico e profondità di analisi che sfuggono a facili schematismi, il fenomeno dell’arditismo di guerra, i valori che lo alimentavano, e il suo convulso passaggio dal conflitto mondiale al febbrile e caotico dopoguerra. Un movimento intricato, influenzato da atteggiamenti e miti marziali oltre che dalla figura e dalla retorica dannunziane, che, in tale magmatico contesto, seppe, in alcune sue componenti significative, scegliere di rispondere alle sirene del revanscismo fascista schierandosi con le classi lavoratrici. L’obiettivo degli uomini di Argo Secondari era quello di dare alle masse popolari un’organizzazione paramilitare in grado di difendere i propri istituti sociali e politici (camere del lavoro, sezioni di partito, cooperative, società di mutuo soccorso, ecc.) e di schiacciare le «guardie bianche» di Mussolini. Un tentativo generoso, non esente da ingenuità e anche da contraddizioni interne, in controtendenza rispetto all’atteggiamento rinunciatario del Psi e al settarismo del PCd’I bordighista. Ma che diede luogo ad alcune significative, benché circoscritte, vittorie del movimento operaio – la più nota delle quali è indubbiamente la battaglia dell’Oltretorrente, che vide le squadre di Italo Balbo costrette alla ritirata a causa della forza d’urto del proletariato parmense organizzato dagli Arditi del popolo di Picelli. Una vicenda che merita attenzione e rispetto, per gettare sulla nostra storia uno sguardo profondo, consapevole e – anche – orgoglioso.

 

Green, not Greed

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