Giuseppe Bucalo – Sentire le voci. Guida all’ascolto (1998) e Intervista a John Nash (2003)

[Pep] “Sentire le voci – Guida all’ascolto” è l’ironico titolo del libro in cui il teorico anti-psichiatrico Giuseppe Bucalo ridisegna, inserendosi nell’orizzonte della battaglia contro lo Stato Terapeutico teorizzata da Thomas Szasz, le modalità della militanza antipsichiatrica nella direzione della fondazione di nuove declinazioni della soggettività detta psicotica, tali da operare socialmente quali dispositivi resistenziali nei confronti dei processi di normalizzazione identitaria. Il versante della fenomenologia psicotica su cui Bucalo vuole insediare le nuove formulazioni della soggettività che delinea, e le modalità relazionali atte a porle in essere, è quello dell’allucinazione uditiva, cui l’autore applica l’ottica della propria psichiatria post-terapeutica, in cui la soggettività psicotica si decostituisca da oggetto di procedure terapeutiche per autocostituirsi come soggetto di calibrate procedure autogestionali: dischiudendosi all’orizzonte pienamente politico e creativamente politicizzabile della mediazione tra modalità cognitive psicotiche (e correlati stili di vita) e la struttura sociale, con la sua architettura identitaria normalizzante. Quest’ultima è primariamente garantita da un’accezione comune di realtà tale da costituire il fondamento e l’ intrascendibile perimetro delle relazioni sociali, e la cui condizione è il mantenimento di un regime soggettivo collettivamente omologo, la cosiddetta salute mentale.

Il libro di Bucalo, che guarda con molto favore alle tesi sulla mente bicamerale dello psicologo Julian Jaynes, si caratterizza pertanto sia per una rilettura critica della letteratura testimoniale dell’argomento (da “Il mio volo verso la libertà” di Eileen Caddy a “La stanza del silenzio” di Lori Schiller, passando per le testimonianze raccolte da studiosi come Romme ed Escher), sia per la presa in esame di diversi protagonisti del cristianesimo (da Teresa D’Avila fino allo stesso Gesù Cristo, disaminato da Bucalo, e il cui dialogo con Satana nel deserto è, ovviamente, facile da classificare come esempio di schizofrenia da manuale psichiatrico). Questi mistici cristiani sono soggetti le cui vicende personali e le specifiche circostanze sociali hanno portato la loro follia ad essere istituzionalizzata non nel manicomio e nelle sue squalificanti diagnosi di squilibrio psichico, ma nella Chiesa e nelle sue celebrative diagnosi di santità, ponendoli comunque sotto lo scacco di una radicale neutralizzazione e strumentalizzazione politica della loro soggettività deviante. E’ pertanto evidente che la produzione seriale di “pazzi” di pertinenza della psichiatria si rivela indispensabile per la produzione seriale di “santi” di pertinenza del cristianesimo (per quanto si proponga come dichiaratamente od oggettivamente concorrenziale rispetto a questa), i quali si modellano e ruolizzano come tali nella necessità di sfuggire alla radicalmente svantaggiosa qualificazione identitaria psichiatrica, scegliendo la via della codificazione in direzione cristiana della propria soggettività ab-norme e del suo conseguente immiserimento parodistico.
L’orizzonte politico promosso da Bucalo rispetto all’esperienza dell’audizione di voci è al contrario quello della formazione, oggi già in atto nel mondo occidentale, di associazioni di auditori i quali elaborino un rapporto non obiettivante e non terapeutico con le proprie modalità sensoriali “psicotiche”, sospendendo la squalificazione psichiatrica di esse e la svalorizzazione aprioristica dei loro contenuti e orientandosi invece verso la loro gestione, inclusiva di una comunicazione e di una mediazione delle proprie esperienze nel più vasto alveo della società: tale modalità aggregativa è virtualmente esiziale sia per la superstizione cristiana che per quella psichiatrica,che trovano la fonte della propria esistenza e il proprio mezzo di sopravvivenza nella follia,e più in generale in qualsivoglia devianza psichica, e in sue specifiche modalità gestionali, rendendosi inattuabili le quali decadrebbero strutturalmente entrambe le superstizioni. E’ peraltro una forma aggregativa che si caratterizza per tratti veramente sub-culturali, nel senso della produzione di modalità relazionali, codici valoriali, ma, ancor più radicalmente, orizzonti di realtà non socialmente garantiti. Accludiamo infine al testo di Bucalo la testimonianza di uno dei più noti uditori di voci, il matematico, Nobel per l’economia e studioso della teoria dei giochi, John Nash, di cui presentiamo un’intervista del 2003 (rilasciata a Piergiorgio Odifreddi) che ci rimanda la sua demistificante lettura della follia quale concetto puramente legale e il suo lucido e amaro sguardo critico sulla psichiatria.

>>> Download “Giuseppe Bucalo – Sentire le voci” in formato .pdf [ITA] (39 mb.)

 

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