Bruno Filippi – Scritti Postumi

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Dall’Introduzione
A Milano, la sera del 7 Settembre 1919, verso le ore 21, mentre la Galleria V. E., il Caffè Biffi e tutti gli altri ritrovi rigurgitavano oscenamente della solita «gente onesta» composta da puttane d’alto rango, ruffiani e simili pesci-canaglia, un giovane dimessamente vestito saliva le scale del palazzo ove ha sede il «Club del Nobili» recando un involto. Improvvisamente una spaventevole esplosione gettava lo scompiglio e il terrore fra i tremebondi eroi dell’«andate e noi vi riforniremo». Una bomba – l’involto che il giovane dimessamente vestito portava seco – era incidentalmente esplosa «prima del tempo» riducendo in brandelli colui che la portava e che veniva poi identificato per l’anarchico diciannovenne Bruno Filippi. Noi che lo avemmo come collaboratore assiduo e lo amammo come compagno, inviamo a Colui che ha gettato «gli atomi della 6 propria vita nella ridda urlante della fiamma» il nostro reverente saluto. Da ICONOCLASTA!

La presente pubblicazione comprende la ristampa integrale degli “SCRITTI POSTUMI DI BRUNO FILIPPI” editi a cura della Rivista “ICONOCLASTA” – Pistoia Tipografia F.lli Ciattini 1920 – sotto il titolo “I GRANDI ICONOCLASTI”, un “profilo spirituale a modo di prefazione” scritto da Carlo Molaschi ed una prefazione aggiunta da “I Compilatori” alle “Lettere dal carcere” di B. F. ai propri genitori. Non sappiamo se gli autori di queste prefazioni nutriranno ancora le stesse opinioni che a tale proposito dichiararono di professare in quell’epoca e in quella occasione, ma nel caso contrario, – cosa che non ci auguriamo – facciamo nostre quelle idee e quelle opinioni, perchè tali erano per noi a quel tempo, e tali sono rimaste, senza tema di essere tacciati di “appropriazione indebita” per velleità polemica….. Se è vero che all’indomani del “gesto improduttivo” compiuto dal nostro indimenticabile compagno, tanto giovane di anni, ma già anziano e maturato dall’esperienza della cruda realtà, la stampa “onesta” ricoprì di calunnie e di fango quella Grande Anima inquieta e insofferente di tutte le brutture della guerra appena conclusa e di quelle di cui già se ne tesseva la trama in uno di quegli ambienti ove si verificò quell’azione, che se pure rimasta “incompiuta” fu un indice sicuro dei focolai di incubazione del cancro fascista che preventivamente sarebbe stato necessario estirpare alle radici, e senza pietà, anche nel campo anarchico vi furono voci “cospicue” troppo cristianeggianti che deprecarono quel “gesto” come manifestazione di un folle traviato dalla lettura di libri “mal digeriti”. Del resto son quegli stessi che avevano già prima condannato la violenza individuale come “incivile e vergognosa”. Sicuro: quando “il buon senso” e “la logica” prevalgono, tutto si comprende…. Ed ancor oggi, forse più di ieri, si giudica il “caso” Filippi a quella stessa stregua. Ci si è detto di recente che il “fatto” individuale è antisociale e “controproducente” perchè non ha alcun effetto “costruttivo” per la massa in generale e nel caso specifico, B. F. fu per queste loro considerazioni un “fuorviato”. Forse possono avere anche ragione. Infatti pure per noi, sono “fuorviati” tutti coloro che, partecipi della immensa ed informe massa umana che incede lentamente, senza volontà, sospinta per forza d’inerzia sulla grande strada piatta ed infinita della Storia della “Plebe”, sotto il cielo plumbeo ed opprimente dell’abulìa che nasconde un orizzonte irraggiungibile e senza speranza, riescono a svincolarsi da quell’orrenda “Camicia di Nesso” che tutti attosca, e violata la “sacra” barriera marginale, costituita e cementata dalla legge, dalla morale, dal conformismo e da tutti gli artifici che tengono incatenato “l’individuo” allo scoglio dell’obbedienza, s’inerpicano su balze e dirupi per raggiungere le alture ove l’aria è purissima ed il Sole della Libertà vi risplende con i suoi raggi di luce e di fuoco pur rischiando di rimanerne inceneriti in un sublime amplesso di liberazione.
ESCHINI TITO – LATINI LATO Dicembre 1950.

–estratto da

Green, not Greed

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