Operazione Tramonto – Pesanti condanne per i prigionieri comunisti arrestati il 12/2/2007

riceviamo da Associazione Parenti e Amici degli Arrestati il 12/2/2007 e diffondiamo:

Processo contro i compagni arrestati il 12/2/2007 – Resoconto dell’udienza del 28 maggio con pronunciamento sentenza
La terza ed ultima udienza del processo, svoltosi dopo che la Cassazione aveva respinto la sentenza d’appello, è iniziata con la performance dell’”illustre” Ichino che ha voluto, con la sua presenza diretta, occupare la scena anche nella terza udienza, dopo che l’accusa e il suo avvocato di parte civile avevano, nelle due udienze precedenti, incentrato le loro arringhe principalmente sulla sua figura. Il “magnanime”, a suo stesso dire benefattore dei lavoratori e dell’umanità intera, è intervenuto per spiegare come, fin dall’inizio di questo procedimento penale avesse espresso l’intento di non presentarsi come parte civile se gli imputati lo avessero incontrato e gli avessero riconosciuto il “diritto alla non aggressione”. Peccato che in realtà nessuno lo abbia mai aggredito!
La sua presenza in aula, in realtà, era per affermare che gli imputati non avevano rinnegato la loro identità (quindi dovevano essere ritenuti colpevoli di terrorismo, aggiungiamo noi), identità di comunisti rivoluzionari che, giustamente, non avevano accettato di incontrarsi con un boia dei lavoratori il quale oggi, dall’alto delle sue plurime e ricche pensioni, del suo “generoso” stipendio e delle sue proprietà viene a mendicare un risarcimento. L’odio espresso in aula dal pubblico e dagli imputati è di classe ed è lo stesso che serpeggia tra tutti i lavoratori, i precari e gli sfruttati. A. Davanzo ha detto: “Questo signore rappresenta il capitalismo, lui è l’esecutore di un sistema di cui abbiamo il dovere di sbarazzarci”.
È seguita l’arringa dell’avvocato d’ufficio di A. Davanzo durante la quale, sia A. Davanzo sia V. Sisi, sono stati fatti uscire dall’aula non accettando la sua difesa. L’avvocato ha espresso la difficoltà a contemperare due opposti principi costituzionali, quello del diritto alla difesa e al suo obbligo di esercitarla e quello del diritto dell’individuo alla libera espressione del pensiero ed ha concluso chiedendo l’assoluzione del suo assistito.
Ha esposto la sua arringa l’avv. Bonifacio Giudiceandrea difensore di C. Latino e di altri imputati nella quale ha spiegato come Ichino non avesse alcun diritto ad essere risarcito e nemmeno fosse legittimato a presentarsi parte civile. Per farlo avrebbe dovuto dimostrare di aver subito un danno e avrebbe dovuto farlo ancora in primo grado e non al quarto grado del processo nel quale, peraltro, si deve discutere solo del capo A ascritto agli imputati (il reato associativo) nel quale non c’è nessun accenno alla sua persona. Ha proseguito dicendo che gli imputati non devono rispondere di nulla come ha detto anche la Cassazione, Ichino non è parte offesa. “Vuole farsi stato per difendere la libertà dei giuslavoristi” ha detto l’avvocato.
La libertà di produrre leggi antioperaie assassine, aggiungiamo noi.
La Corte si è poi ritirata in Camera di Consiglio e, poco prima delle 17.00, è rientrata in aula per leggere la sentenza nella quale il capo A (reato di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, art. 270 bis c.p.) è stato riqualificato ai sensi dell’art 270 c.p. (associazione sovversiva), è stata riconosciuta ad Ichino e allo Stato la costituzione di parte civile.
La sentenza è stata accolta dai parenti e dai solidali presenti dagli slogan: “L’unica giustizia è quella proletaria” e, “Ma quale terrorismo stiamo lottando per il comunismo”.

Di seguito le nuove condanne inflitte ai compagni:

Bortolato Davide anni 11 di reclusione
Caprio Amarilli anni 2 e due mesi di reclusione
Davanzo Alfredo anni 9 di reclusione
Gaeta Massimiliano anni 5 e tre mesi di reclusione
Ghirardi Bruno anni 8 di reclusione
Latino Claudio anni 11 e mesi 6 di reclusione
Mazzamauro Alfredo anni 2 e due mesi di reclusione
Rotondi Davide anni 2 e 2 mesi di reclusione Scantamburlo Andra anni 2 e mesi 4 di reclusione
Sisi Vincenzo anni 10 di reclusione
Toschi Massimiliano 7 anni di reclusione

È stata ordinata la scarcerazione immediata di Gaeta Massimilano per estinzione della pena ed è stato assolto Scivoli Salvatore perché il fatto non costituisce reato. Scivoli era accusato di concorso esterno e ricordiamo che ha trascorso in carcere più di 5 anni che gli hanno causato gravi problemi di salute.

Una prima valutazione
Proprio nel giorno del 38 anniversario della strage di piazza della Loggia a Brescia, quando una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista e provocò la morte di otto persone con il ferimento di altre centodue, la seconda Corte d’assise d’appello di Milano ha emesso la sentenza contro i compagni arrestati il 12 febbraio 2007 con l’accusa di voler costituire il Partito Comunista-politico militare. Nello stesso giorno, a Brescia, nel corteo di commemorazione della strage e di protesta contro l’assoluzione dell’aprile di quest’anno di tutti gli imputati, gli studenti in corteo sono stati manganellati a freddo dalle forze dell’ordine in modo da rallentare il loro ingresso in piazza della Loggia. Dopo gli scontri 11 persone sono state denunciate.
Una bella coincidenza che mette bene in vista come lo stato e la borghesia attraverso i loro apparati assolvano sempre se stessi e invece condannino chi gli si oppone. Cosa confermata anche dalla sentenza di Cassazione di questi giorni che assolve Gianni De Gennaro, capo della polizia quando avvenne la violenta aggressione sbirresca alla scuola Diaz-Pertini di Genova durante la notte tra il 21 e 22 luglio 2001, nei giorni del G8.
Cosa dire in questo clima storico della sentenza contro i compagni? Un clima di crisi economica e sociale in cui è reso sempre più evidente che il sistema dei padroni è ormai sempre più barbaro e lontano dagli interessi materiali e culturali dei lavoratori e di tutte le masse popolari.
Vediamo innanzitutto per cosa sono stati condannati i compagni.
La Corte li ha condannati per l’art. 270 c.p. (associazioni sovversive), figlio diretto dell’art 270 del periodo fascista, quando il giurista mussoliniano Alfredo Rocco ha steso il codice penale tutt’ora in uso. Nel 1931 nasce quindi questo art. che così recita: “Chiunque nel territorio dello Stato promuove, costituisce organizza o dirige associazioni dirette a stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre, ovvero a sopprimere violentemente una classe sociale o, comunque, a sovvertire violentemente gli ordinamenti economico-sociali costituiti nello Stato, è punito con la reclusione da 5 a 12 anni. La modifica apportata nel 2006 ha ridefinito la tipologia delle finalità dell’associazione sovversiva cercando di eliminare l’”anacronistica” finalità di “stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre” e di “sopprimere violentemente una classe sociale” sostituendola con la finalità di “sopprimere violentemente l’ordinamento politico e giuridico dello Stato”. È oltremodo chiaro che è un art. di legge atto a perseguire i comunisti, gli anarchici e tutti gli oppositori.
Con perfetta disinvoltura, sotto un enorme quadro che sovrasta la Corte nell’aula della sezione d’assise d’appello nel quale, accanto alla scritta “Lex” accampa anche la scritta “Dux”, la presidente Anna Conforti ha condannato i compagni perché lottano per il comunismo e volevano organizzarsi per poterlo fare meglio e poter strappare il potere dalle mani insanguinate della borghesia. Il re è nudo e lo mostra senza remore: la tanto decantata democrazia è fascismo.
Togliendo la finalità di terrorismo, cosa mai appartenuta ai comunisti ma solo alla borghesia imperialista e ai suoi governi, hanno tranquillamente riconosciuto che è giusto condannare chi vuole cambiare l’ordine delle classi e cioè sbarazzarsi del potere della borghesia affamatrice e guerrafondaia.
È un articolo che in periodi come questo di crisi e di movimento delle masse potrebbe servire parecchio per cercare di impedire che l’organizzazione di classe si formi portando così il malcontento sulla strada della rivoluzione invece che su quella della reazione in cui i partiti istituzionali cercano di incanalarlo. Magari proveranno pure a modificare nuovamente quest’articolo del codice penale perché sia all’altezza dei tempi! Probabilmente pensano che il 270 semplice, senza il bis, sia più facile da applicare e in maniera più estesa.
Questa sentenza ha scardinato l’impostazione dell’impianto accusatorio delle toghe “rosse” Spataro-Bocassini caratterizzato da un cieco livore anticomunista figlio della linea repressiva di triste memoria targata Pecchioli/Violante. Ricordiamo ancora le urla isteriche della Bocassini quando in aula sentiva pronunciare la parola “processo politico”.
Contraddizioni all’interno dei loro palazzi alimentate dalla necessità di stabilire meglio le linee con cui reprimere.
La Corte, invece, ha accontentato l’”illustre” Ichino non accogliendo le indicazioni della Cassazione contro la sua costituzione di parte civile e, addirittura, ha condannato gli imputati a pagare 3.000 euro per le spese da lui sostenute in questo grado di giudizio. Sicuramente personaggi come lui in situazioni di crisi come questa, quando c’è molto bisogno di gente adatta alla macelleria sociale, sono molto utili e vanno osannati. Tra l’altro essere viscidi e pronti a strisciare da un governo all’altro, è una caratteristica ben vista in questa fase dai grandi padroni.
Per tutto questo i parenti e i solidali dal pubblico dell’aula non hanno potuto che urlare:
“L’unica giustizia è quella proletaria” e “Ma quale terrorismo, stiamo lottando per il comunismo”.
Questo per quel che riguarda le valutazioni sulla sentenza e sul loro campo, valutazioni brevi e a caldo, ci ritorneremo sopra quando verranno depositate le motivazioni.
Per quel che riguarda, invece, il dibattito che stiamo affrontando sulla solidarietà e sul processo politico, ossia sul nostro campo, socializzeremo le riflessioni e un bilancio quando lo avremo sviluppato e concluso.
Ringraziamo tutti coloro che sono stati solidali accanto a noi ai compagni in questi lunghi 5 anni e tre mesi e ci appelliamo per continuare uniti nella lotta e nell’organizzazione della solidarietà, 6 compagni sono tuttora in carcere a Siano-Catanzaro assieme a numerosi altri prigionieri politici rivoluzionari.

Associazione Parenti e Amici degli Arrestati il 12/2/2007
parentieamici@gmail.com
29/5/2012

 

 

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