Ciao Errico! Un contributo al dibattito sull’anarchismo e la violenza

VelenA riceve e pubblica un intervento in risposta all’articolo pubblicato su Linkiesta dal titolo “Noi anarchici e contro la violenza. I terroristi di Genova sono leninisti”

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Ciò che è stato dichiarato nell’articolo: “Noi anarchici e contro la violenza” è ipocritamente falso, mistificatorio e storicamente revisionista.

A parte il fatto che sarebbe tutto da dimostrare che la Federazione Anarchica Italiana sia “il più importante gruppo anarchico del paese”. Forse sarebbe stato corretto affermare il gruppo con più aderenti? e tutt@ quell@ che non aderiscono a nulla? Tra i giovani ha scarso seguito e quel che peggio è che ormai da decenni non riesce a fare presa sulla società.
Viene vista da molte individualità e collettivi anarchici sparsi su tutto il territorio come una organizzazione autoreferenziale leaderistica rigida che pone un pacchetto di pensieri e autori cui rifarsi, pena la scomunica.

Ma a parte ciò Malatesta si starà ribaltando nella tomba. Non era un pacifista come lo si vorrebbe dipingere per scopi bassamente opportunistici e nel più totale spregio di quello che fù il pensiero e l’azione di Malatesta che lo vide protagonista e sobillatore delle insurrezioni armate di Bologna e del Matese.

Nel suo programma Anarchico scriveva chiaramente: “Lasciando da parte l’esperienza storica (la quale dimostra che mai una classe privilegiata si è spogliata, in tutto o in parte dei suoi privilegi, e mai un governo ha abbandonato il potere se non vi è stato obbligato dalla forza o dalla paura della forza), bastano i fatti contemporanei per convincere chiunque che la borghesia ed i governi intendono impiegare la forza materiale per difendersi, non solo contro l’espropriazione totale, ma anche contro le più piccole pretese popolari, e son pronti sempre alle più atroci persecuzioni, ai più sanguinosi massacri. Al popolo che vuole emanciparsi non resta altra via che quella di opporre la forza alla forza.”

Sapeva bene Malatesta che purtroppo non era tutto pace e amore il potere..
Certo gli anarchici son contro la violenza per natura. Vorrebbero una società giusta e felice.
Ma sanno bene che la violenza è patrimonio dello stato che va abbattuto.

Malatesta ancora scrive: “Risulta da quanto abbiamo detto che noi dobbiamo lavorare, per risvegliare negli oppressi il desiderio vivo di una radicale trasformazione sociale, e persuaderli che unendosi, essi hanno la forza di vincere; dobbiamo propagare il nostro ideale e preparare le forze morali e materiali necessari a vincere le forze nemiche, e ad organizzare la nuova società. E quando avremo la forza sufficiente dobbiamo, profittando delle circostanze favorevoli che si producono o creandole noi stessi, fare la rivoluzione sociale, abbattendo, colla forza, il governo, espropriando, colla forza, i proprietari”

Con l’uso della forza abbattere il governo ed espropriare i proprietari…
Trovo davvero grave e volgare nascondere la memoria storica del pensatore cui la Federazione Anarchica Italiana pretenderebbe di rifarsi. E tutto questo per paura. E tutto questo in una fase che vede risorgere la strategia della tensione.

Ancora dal programma anarchico di Errico Malatesta: “Noi non dobbiamo aspettare dì poter fare l’anarchia ed intanto limitarci alla semplice propaganda. Se facessimo così, presto avremmo esaurito il campo; Noi dobbiamo cercare che il popolo, nella sua totalità o nelle sue frazioni, pretenda, imponga, prenda da sé tutti i miglioramenti, tutte le libertà che desidera, man mano che giunge a desiderarle ed ha la forza di imporle; e propagandando sempre tutto intero il nostro programma e lottando sempre per la sua attuazione integrale, dobbiamo spingere il popolo a pretendere ed imporre sempre di più fino a che non ha raggiunto l’eman-cipazione completa.”

Davvero grave per chi si dice anarchico stravolgere il lascito di Malatesta che per le sue idee ed azioni venne imprigionato dallo stato.

Ancora dal suo programma che evidentemente la FAI italiana vuole cancellare: “Presto dunque si presenta per gli operai, che intendono emanciparsi o anche solo di migliorare seriamente le loro condizioni, la necessità di attaccare il governo, il quale, legittimando il diritto di proprietà e sostenendola colla forza brutale, costituisce una barriera innanzi al progresso, che bisogna abbattere colla forza se non si vuole restare indefinitamente nello stato attuale e peggio.”

Attaccare il governo e abbattere con la forza… Vecchi scritti che gridano vendetta alla mancanza finanche morale degli “eredi” mistificatori.

E ancora:” Limite all’oppressione del governo è la forza che il popolo si mostra capace di opporgli. Vi può essere conflitto aperto o latente, ma conflitto v’è sempre; poiché il governo non si arresta innanzi il malcontento ed alla resistenza popolare se non quando sente il pericolo dell’insurrezione.”

Conflitto vi è sempre..

Malatesta in questo passo auspica il conflitto violento e l’insurrezione: parola che da sola fà accapponare la pelle ai docili pacifisti della FAI italiana:
“Quando il popolo sottostà docilmente alla legge, o la protesta è debole e platonica, il governo fa i comodi suoi senza curarsi dei bisogni popolari; quando la protesta diventa viva, insistente, minacciosa, il governo, secondo che è più o meno illuminato, cede o reprime. Ma sempre si arriva all’insurrezione, perché se il governo non cede, il popolo acquista fiducia in sé e pretende sempre di più, fino a che l’incompatibilità tra la libertà e l’autorità diventa evidente e scoppia il conflitto violento.”

E inoltre:” È necessario dunque prepararsi moralmente e materialmente perché allo scoppio della lotta violenta la vittoria resti al popolo.L’insurrezione vittoriosa è il fatto più efficace per l’emancipazione popolarere: ”
“L’insurrezione determina la rivoluzione, cioè il rapido attuarsi delle forze latenti accumulate durante la precedente evoluzione.”

Si sa: la rivoluzione non è un ballo in maschera..

E per chiudere dimostrando che il programma anarchico di Malatesta è pieno di affermazioni che vedono necessario e indispensabile l’uso della violenza: “E se la massa dei popolo non risponderà all’appello nostro, noi dovremo – in nome del diritto che abbiamo di esser liberi anche se gli altri vogliono restare schiavi e per l’efficacia dell’esempio – attuare da noi quanto più potremo delle nostre idee, e non riconoscere il nuovo governo, e mantenere viva la resistenza, e far si che le località dove le nostre idee saranno simpaticamente accolte si costituiscano in comunanze anarchiche, respingano ogni ingerenza governativa, stabiliscano libere relazioni con le altre località e pretendano di vivere a modo loro. Noi dovremo, soprattutto, opporci con tutti i mezzi alla ricostituzione della polizia e dell’esercito”

CIAO ERRICO!

Un individualista

 

Ciao Errico! Un contributo al dibattito sull’anarchismo e la violenza

 

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