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Gabriela – Il seme nero delle nostre convinzioni

trad. tomo

Il primo round l’ha vinto il foglio vuoto, il suo candore è intimidatorio e penso ai fatti recenti, ancora e ancora… mi rianimo durante la notte e le lettere prendono il controllo di questo piccolo campo di battaglia che è diventato il foglio. Anche quando sono sempre stata lì senza lasciare che mi vedessero, oggi le parole volano, portandomi a voi tutti, perché oggi, in questo giorno che simboleggia così tante avversità, non mi mimetizzerò nell’ombra come al solito, come ogni giorno dal 14 agosto 2010.
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es en – Reflexiones sobre el Centro Social Okupado y Biblioteca Sacco y Vanzetti

 

“En tiempos donde se reivindica la ausencia de valores, yo sigo levantando la espada del orgullo, el honor, la rebeldía, la lealtad, la solidaridad, la valentía y ese conjunto de valores me empuja a analizar la historia, nuestra historia de lucha.”
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(es it) Gabriela – Cuando los animales deciden rugir juntos

En memoria del Punki Mauri

“El día aparece lento sobre las tumbas, mis tumbas, ya no hay nada más que decir, nada más que relatar. Yo no sé cuándo morí, no sé el momento exacto en que desaparecí de todo ello. De un tiro, de pena o melancolía, de una sobredosis de imágenes, de una cosa que nunca llegué a entender, quien sabe.

No tengo conciencia de mi muerte porque de tanto verla dejé de creer en ella. Lo seguro es que en algún momento me extinguí como todos mis hermanos. No me vi tumbado ni en una montaña ni en una calle, no caí gritando consignas ni acerando un compromiso. Tal vez solo fui el sueño de alguien o el presentimiento de un perro.

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Gabriela – Quando gli animali decidono di ruggire insieme* (nota di Culmine)

In memoria del Punki Mauri

“Il giorno appare lento sulle tombe, le mie tombe, non c’è più niente da dire, niente da raccontare. Non so quando sono morto, non ricordo l’esatto istante in cui sono scomparso da tutto ciò. Per uno sparo, per la pena o malinconia, un’overdose d’immagini, di un qualcosa che non son mai arrivato a capire, chi lo sa.

Non ho coscienza della morte perché vedendola tanto ho smesso di credere in essa. Quel che è certo è che in qualche momento mi sono estinto come tutti i miei fratelli. Non mi sono visto abbattuto né in una montagna, né in una strada, non son caduto gridando slogan né dando forza ad un impegno. Forse sono solo stato il sonno di qualcuno o il presentimento di un cane.

Può esser stata qualsiasi cosa, ho comunque vissuto la parte più strana della vita e questo è sapersi vivo in qualunque posto…”

Ricardo Palma Salamanca

Non ho bisogno di chiudere gli occhi per trarre alla mia vita il Punki, ma certo devo respirare profondamente, deglutire grandi boccate d’aria per decelerare il ritmo del cuore.

Son già tre anni da quando ha abbandonato questo mondo, all’1.24 della notte del 22 maggio, in piena azione, l’ordigno scoppia e il Punki se ne va.

Non ci saranno parole a sufficienza per esprimere con esattezza tutto quel che abbiamo provato quel giorno, tutta quella nera massa di sentimenti che ci colpirono quando abbiamo saputo la notizia. E potrei restare in quella frustrazione di non poter esprimere i sentimenti, ma preferisco imbarcarmi nell’avventura di navigare senza paura, guardando in faccia i miei demoni. Spezzare il silenzio e gridare ancora una volta il suo nome. Perché lui è sempre qui, perché vi resterà sempre fino a che ci saranno delle persone disposte a nominarlo, ad evitare che un 22 maggio trascorra come un giorno normale.

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