Belfast: torna la rivolta contro gli inglesi?

di Marco Santopadre
Ore di scontri tra giovanissimi repubblicani e polizia nordirlandese nei quartieri di Belfast. Si rivedono le molotov e le pallottole di gomma. Alla frustrazione per un processo di pace in stallo si sommano le conseguenze della crisi economica.

A Belfast sassi, bottiglie e molotov contro i poliziotti che difendevano un gruppetto di ‘orangisti’ che sfilavano in parata per ricordare la vittoria di Guglielmo III d’Orange sul cattolico Giacomo II nella battaglia di Boyne del 1690. Gli agenti hanno risposto usando gli idranti e sparando centinaia di pallottole di gomma nel tentativo di disperdere gli attivisti repubblicani che però non si sono dati per vinti e gli scontri sono durati per tutta la notte. Alla fine il bilancio è stato di 26 arresti e di decine di feriti nei quartieri di Belfast Nord, in particolare nel distretto di Ardoyne, storica roccaforte del movimento repubblicano irlandese.
Non è la prima volta che scontri così violenti si verificano nel capoluogo delle province irlandesi sotto amministrazione britannica. Lo scorso 22 giugno un fotografo era rimasto ferito da un colpo d’arma da fuoco a una gamba, sempre a Belfast, durante gli scontri che avevano opposto repubblicani e unionisti nel quartiere di Newtownards Road-Short Strand. A scendere in piazza per respingere le provocazioni dell’Ulster Volunteer Force (Uvf) erano stati quasi un migliaio di giovani e giovanissimi che avevano ingaggiato un vera e propria battaglia contro le forze di Polizia. Altre due persone erano rimaste ferite, seppure in modo non grave in quelli che furono definiti gli incidenti più gravi da dieci anni a questa parte.
Gli scontri della notte scorsa rappresentano l’ennesima riconferma che il processo di pace avviato ormai molti anni fa – sancito negli accordi del Venerdì Santo del 1998 – ha avuto risultati solo superficiali e contingenti. Ma la non rimozione delle cause del conflitto tra repubblicani e indipendentisti da una parte e protestanti e unionisti dall’altra continua a generare conflitti che aumentano sempre più di intensità. I gruppi armati di entrambe le parti in conflitto sono stati per lo più sciolti (anche se alcuni operano ancora) e Londra ha restituito una qualche forma di autogoverno agli abitanti dell’Ulster.
Ma rimangono intatte la dominazione britannica sull’Irlanda del Nord, la divisione delle province settentrionali dal resto dell’isola, l’apartheid sociale ed economica inflitta alla maggioranza della comunità irlandese e repubblicana, l’impunità per i responsabili di decenni di repressione e abusi. Inoltre la crisi economica in Irlanda, e nel Nord in particolare, morde fortissima, cancellando posti di lavoro e servizi, peggiorando le condizioni di vita e riportando il degrado nei quartieri delle città maggiori che la speculazione e la finanziarizzazione dell’economia avevano per qualche anno trasformato dopo la fine della lotta armata dell’Ira, l’Esercito Repubblicano Irlandese. Nei confronti dei gruppi politici dissidenti il Sinn Fein adotta spesso un comportamento settario e ‘legalitario’, di difesa dello status quo. In molti casi la ‘nuova’ polizia nordirlandese che ha sostituito la Ruc viene utilizzata dalle istituzioni autonome per reprimere le attività dei settori più radicali. Dall’altra parte aumentano la frammentazione e l’avventurismo di quelle parti del movimento repubblicano che criticano lo stallo nel processo di pace nella rimozione delle cause del conflitto ma non riescono a dare indicazioni concrete di lotta sul terreno di massa. La situazione diventa così sempre più incandescente e le strade delle città nordirlandesi si riempiono sempre più spesso di giovanissimi attivisti spesso non organizzati e rabbiosi, figli di una crisi economica che si somma alle rivendicazioni storiche del movimento repubblicano e che potrebbe riportare allo scontro duro dei decenni scorsi.
 
da contropiano.org

 

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